martedì 16 ottobre 2018

Montaigne

Montaigne


  • L'ANALISI DI SE'
Michel de Montaigne
Montaigne è autore di un'unica grande opera a carattere autobiografico, i Saggi, in cui dipinge se stesso assumendo a oggetto e materia del libro la propria anima. Fin dall'introduzione egli avverte il lettore che ha davanti a sé un libro sincero in cui si possono leggere difetti di chi scrive presi sul vivo senza bugie né orpelli retorici. Per il pensatore francese, infatti, la struttura non è qualcosa di estrinseco, ma costituisce l'occasione per la riscoperta e la cura di sé, poiché in tal modo il filosofo  porta alla coscienza il proprio essere, nel bene nel male, e raggiunge quella serenità necessaria per guarire dalla sofferenza e dall'inquietudine interiori.
Secondo Montaigne un valido rimedio contro il vizio della presunzione degli intellettuali consiste nel  rapportarsi ai secoli passati, studiare le opere e conoscere le imprese dei grandi uomini della storia, tra cui in primo luogo Socrate, il filosofo che assunse a scopo della propria missione la conoscenza di se stesso, meritandosi in tal modo l'appellativo di "uomo saggio"; egli rappresenta per Montaigne il punto di riferimento più importante e duraturo.


  • LA VULNERABILITÀ DELLA CONDIZIONE UMANA
 Nella sua riflessione Montaigne ha dunque continuamente presente i classici, in particolare Socratel'epicureismo e lo storicismo.  L'uomo di Montaigne non ha soliti punti di riferimento a cui appoggiarsi e, privo delle certezze tradizionali, sperimenta le vertigini del dubbio, della precarietà e dello sradicamento. Montaigne osserva che nessun ritratto che fa dell'uomo un insieme ordinato e stabile è veritiero.  La nostra volontà è così debole che ci porta a ondeggiare continuamente tra  opinioni differenti, senza mai arrivare a volere qualcosa fermamente e assolutamente. Poiché gli uomini sono incostanti per natura sarebbe bene attendere la conclusione di una vita prima di giudicare un individuo: soltanto dopo la morte infatti si può delineare un profilo credibile.


  • I LIMITI DEL SAPERE UMANO
Dallo studio della storia delle vicende umane Montaigne ricava una lezione di scetticismo: non c'è alcuna opinione che si possa definire in assoluto superiore a un'altra.
Fin da piccoli siamo abituati a condividere certe opinioni e certi valori, escludendone altri; ma mano che cresciamo consolidiamo tali convinzioni, arrivando a considerarle il frutto di natura e di ragione anziché di abitudine, e giudicando irrazionale tutto ciò che risulta differente ed estraneo rispetto a esse. La ragione non è quindi in grado di dirci con certezza quale sia la verità, poiché essa non è uno strumento di conoscenza universale e oggettivo. Le opinioni degli uomini si alternano in una continua e ininterrotta successione senza mai cristallizzarsi in modo definitivo.


  • L'EPICUREISMO MODERATO E L'EDUCAZIONE ALLA MORTE
 L'analisi dell'uomo che Montaigne ha condotto fin qui ha mostrato un io debole e incerto, volubile e variabile. Quest'analisi tende a uno scopo pratico: la ricerca della salute e dell'equilibrio psicofisico dell'uomo.
Un atteggiamento di moderazione si riscontra anche nei confronti dell'attività intellettuale,che non deve richiedere un impegno eccessivo, ma nemmeno troppo scarso. Montaigne dunque si mantiene lontano da ogni esagerazione preferendo uno stile di pensiero equilibrato al quale non mancano, peraltro, la fermezza e il coraggio.
Per Montaigne inoltre la morte è la meta della nostra corsa, è inevitabile, essendo l'oggetto necessario della nostra mira montagne sostiene che il saggio deve allenarsi a guardare in faccia la morte anzi, deve imparare per tempo a non aver paura di essa e a considerarla un mezzo per raggiungere la vera liberazione dalle passioni e dai condizionamenti della vita. 

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