venerdì 24 maggio 2019

Kant - La legge morale come "fatto della ragione"

Dalla 'Critica della ragion pura'

Analisi del testo
La legge morale si presenta subito come indipendente da qualsiasi condizione esterna alla ragion pura e sotto forma di dovere categorico. La categoricità del dovere morale risiede nel fatto che l'imperativo etico non comanda un'azione in vista di uno scopo o di un affetto desiderati, ma in modo incondizionato e assoluto, ossia "sciolto" da ogni dipendenza estranea alla ragion pura.
Ognuno può avere la coscienza della legge morale semplicemente guardando se stesso, dove la troverà come un "fatto della ragione", a priori, cioè precedente ogni altra esperienza. La legge morale è dunque "originariamente legislativa" in quanto autonoma; ciò non significa che il soggetto può darsi le regole che vuole, ma che il fondamento della morale è radicato nella razionalità universale degli uomini. "sic volo, sic iubeo" = così voglio, così comando
Nell'uomo la legge morale ha il carattere di un imperativo, un comando, perché l'uomo non è solo ragione pura, ma anche istinto, e pertanto in lui non si può supporre una volontà "santa", cioè incrollabile e mai vacillante, tale da adempiere sempre e perfettamente le massime morali. Per quanto non realizzabile completamente, la "santità" costituisce tuttavia uno obiettivo che l'uomo deve avere davanti a sé, in ciò supportato dalla legge morale. La volontà si sottomette alla legge come un dovere, e il "costringimento", sebbene di carattere "intellettuale", è inevitabile, in quanto il soggetto può nutrire motivazioni personali ed sciistiche, contrarie a quelle oggettive della morale.

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