venerdì 24 maggio 2019

Kant - La legge morale come "fatto della ragione"

Dalla 'Critica della ragion pura'

Analisi del testo
La legge morale si presenta subito come indipendente da qualsiasi condizione esterna alla ragion pura e sotto forma di dovere categorico. La categoricità del dovere morale risiede nel fatto che l'imperativo etico non comanda un'azione in vista di uno scopo o di un affetto desiderati, ma in modo incondizionato e assoluto, ossia "sciolto" da ogni dipendenza estranea alla ragion pura.
Ognuno può avere la coscienza della legge morale semplicemente guardando se stesso, dove la troverà come un "fatto della ragione", a priori, cioè precedente ogni altra esperienza. La legge morale è dunque "originariamente legislativa" in quanto autonoma; ciò non significa che il soggetto può darsi le regole che vuole, ma che il fondamento della morale è radicato nella razionalità universale degli uomini. "sic volo, sic iubeo" = così voglio, così comando
Nell'uomo la legge morale ha il carattere di un imperativo, un comando, perché l'uomo non è solo ragione pura, ma anche istinto, e pertanto in lui non si può supporre una volontà "santa", cioè incrollabile e mai vacillante, tale da adempiere sempre e perfettamente le massime morali. Per quanto non realizzabile completamente, la "santità" costituisce tuttavia uno obiettivo che l'uomo deve avere davanti a sé, in ciò supportato dalla legge morale. La volontà si sottomette alla legge come un dovere, e il "costringimento", sebbene di carattere "intellettuale", è inevitabile, in quanto il soggetto può nutrire motivazioni personali ed sciistiche, contrarie a quelle oggettive della morale.

martedì 21 maggio 2019

Hume e Kant a confronto: la morale

Kant vs. Hume

KANT:

- Il vizio e la virtù:
  • Si basano sulla ragione e non sulla sensibilità;
  • rientrano in una morale universale e necessaria;
⇒ E' bene ciò che à conforme alla legge morale iscritta nell'uomo.


HUME:

- Il vizio e la virtù:
  • Si basano sul sentimento sociale e non su principi assoluti e immutabili;
  • Sono relativi alla percezione del soggetto;
⇒ E' bene ciò che assicura la massima felicità possibile al maggior numero di persone.

venerdì 3 maggio 2019

Immanuel Kant

→ VITA
Nato nel 1724 a Konigsberg, da una famiglia modesta, non uscendo mai dalla sua città, Kant si dedicò principalmente allo studio e all'insegnamento accademico. Non viaggiò e non si fece coinvolgere in attività politiche o diplomatiche, diversamente dalla maggior parte dei filosofi moderni. 
Proverbiale è rimasta la sua puntualità. La giornata si svolgeva inflessibilmente con una successione regolare di attività. Si tramanda che i cittadini di Konigsberg regolassero i propri orologi sui suoi movimenti. 


→ 'CRITICA DELLA RAGION PURA'

Nella 'Critica della ragion pura' si afferma che:
  • occorre condurre un'analisi sui fondamenti della conoscenza al fine di appurare quali sono le condizioni di possibilità della scienza e capire se è possibile una metafisica come scienza. A questo scopo si analizzano le proposizioni della scienza (i giudizi).
  • i GIUDIZI si distinguono in tre tipologie: 1) analitici: In essi il predicato esplica solo il contenuto del soggetto e possiedono universalità e necessità ma non accrescono il sapere; 2) sintetici a posteriori: in essi il predicato aggiunge valore al soggetto e accrescono il sapere ma sono particolari e contingenti; 3) sintetici a priori: essi accrescono il sapere (sintetici) e sono dotati di universalità e necessità (priori);
  • nei giudizi sintetici possiamo trovare l'aspetto materiale in quanto le espressioni sensibili vengono ricevute dal soggetto passivamente dall'esperienza e l'aspetto formale poiché la modalità con cui la mente ordina le impressioni è attiva. 
  • la rivoluzione copernicana consiste nel fatto che non è la mente a doversi adeguare alla realtà, ma la realtà a doversi adeguare alle modalità conoscitive del soggetto. 

La 'Dottrina degli elementi' è suddivisa in:
  • ESTETICA TRASCENDENTALE: studia la conoscenza sensibile la quale è passiva e attiva allo stesso tempo infatti riceve dall'esperienza i dati percettivi e li organizza attraverso due forme a priori: 1) spazio, la forma del senso esterno; 2) tempo, la forma del senso interno;
  • LOGICA TRASCENDENTALE: suddivisa a sua volta in:
  • Analitica Trascendentale: studia la facoltà dell'interno e consente di unificare le intuizioni sensibili sotto le 12 categorie. La legittimità della loro applicazione è giustificata con la deduzione trascendentale secondo cui tutto il processo conoscitivo è fondato sull'IO PENSO, il legislatore della natura intesa come realtà fenomenica e distinta dalla realtà noumenica;
  • Dialettica Trascendentale: studia la ragione e cerca di superare i limiti dell'esperienza attraverso: 
  • ⇨ 1) L'unificazione dei dati del senso interno (idea dell'anima); 
  • 2) L'unificazione dei dati del senso esterno (idea del mondo);
  • 3) L'unificazione dei dati del senso interno ed esterno (idea di Dio);

→ 'LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA'

Nella critica della ragion pratica si afferma che:
  • La legge morale è un fatto della ragione e che quindi è condizionata e universale. Essa, inoltre, ha la forma del comando perché deve contrastare la sensibilità e gli impulsi egoistici.
  • La ragion pratica coincide con la volontà che è la facoltà che permette di agire sulla base di principi normativi:
  • ↠ LE MASSIME che sono di carattere soggettivo;
  • ↠ GLI IMPERATIVI che sono prescrizioni di carattere oggettivo distinti in:
  • ⇨ Imperativi ipotetici
  • ⇨ Imperativi categorici
  • L'azione è morale quando è composta solo in vista o per rispetto del dovere oppure quando soddisfa il principio di universalizzazione ampliato attraverso tre formulazioni dell'imperativo categorico, che impongono di agire:
  • ↠ 1) "soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale";
  • ↠ 2) "in modo da trattare l'umanità, sia nella persona sia in quella di ogni atro, sempre anche come fine e come mezzo";
  • ↠ 3) in modo tale che "la volontà, in base alla massima, possa considerare contemporaneamente se stessa come universalmente legislatrice";
  • La moralità richiede la conformità al dovere ma anche la convinzione interiore, dunque in essa l'uomo si eleva al di sopra del sensibile e delle leggi di natura e, sempre su di essa, si fonda la religione. Infatti le principali dottrine religiose sono postulati della ragion pratica:
  • ↠ L'esistenza di Dio garantisce la possibilità del sommo bene;
  • ↠ L'immortalità dell'anima garantisce la realizzazione del sommo bene;

→ 'LA CRITICA DEL GIUDIZIO'

Nella Critica del Giudizio si analizza la facoltà del sentimento (=facoltà del giudizio) intesa come organo dei giudizi riflettenti i quali si distinguono dai giudizi determinati (dell'intelletto) che determinano l'oggetto fenomenico unificando il molteplice attraverso le categorie dell'intelletto. Inoltre, i giudizi riflettenti, si suddividono in giudizi estetici e giudizi teleologici. 

In essa si afferma che:
  • Il giudizio estetico nasce dal sentimento di piacere o dispiacere. Esso è:
  • ↠ Contemplativo e Disinteressato;
  • ↠ Universale, infatti in tutti gli uomini esiste un senso comune il quale coglie l'accordo tra immagine della cosa e le nostre esigenze di unità e finalità, infatti, la bellezza non è nelle cose ma nel soggetto che le percepisce;
  • Il sublime è il sentimento dell'illimitato e si distingue in:
  • ↠ Sublime MATEMATICO che ha per oggetto la "grandezza della natura"
  • ↠ Sublime DINAMICO che ha per oggetto la "potenza della natura"
  • Il giudizio teologico deriva da un'esigenza insopprimibile del soggetto il quale è portato a supporre la presenza di un fine intrinseco ne mondo organico.

LA VISIONE RELIGIOSA E POLITICA DI KANT

Kant afferma ne "La Religione dei Limiti della Semplice Ragione" che la religione è una disposizione etica interiore a operare secondo il dovere.
Nel trattato "Per la Pace Perpetua", Kant auspica a una creazione de una costituzione federale di tutti gli Stati della terra al fine di garantire la pace nel mondo. Infatti la pace è garanzia della libertà e ogni stato è una società di persone, cioè esseri razionali e morali i quali appartengono a una comunità universale ideale (regno dei fini) e devono essere rispettati nella loro dignità e tutelati nei loro diritti attraverso la creazione di un diritto cosmopolitico.







lunedì 29 aprile 2019

David Hume


David Hume nasce a Edimburgo il 26 aprile 1711, dove compie la sua formazione. Torna dopo vari viaggi e incarichi e muore nel 1776.Lui afferma che tutta la nostra conoscenza si basa su impressioni (percezioni immediate e vivide) e idee (immagini illanguidite delle impressioni), che il nostro intelletto unisce in configurazioni più ampie e complesse in virtù della memoria e dell'immaginazione.  Hume sostiene che memoria e immaginazione consentono di conservare le impressioni e collegare le idee, tuttavia la mente è totalmente libera perché procede secondo il principio di associazione, il quale opera in base a tre criteri:
  • somiglianza
  • contiguità
  • causalità 
La nostra mente quindi è portata da questa ''dolce forza'' ad associare le idee che si presentano simili, contigue o legate da un nesso causa-effetto. Le idee che ne derivano sono idee complesse; che garantiscono una conoscenza certa quando derivano da pure relazioni tra idee; una conoscenza probabile quando derivano da relazioni tra dati di fatto, le quali implicano il principio di casualità. Esso deriva da una tendenza soggettiva (abitudine) a cogliere una connessione necessaria tra due eventi successivi e contigui. Dall'abitudine deriva la credenza, cioè la tendenza a considerare esistenti determinate realtà, ad esempio quella del mondo esterno e dell'io. 
Anche per l'idea di sostanza si può osservare quanto rilevato a proposito dell'idea di causa: essa è arbitraria e priva di valore assoluto perché risiede nell'inclinazione del soggetto a unificare le varie impressioni che si presentano regolarmente connesse nell'esperienza, riferendole a un ipotetico fondamento sostanziale. 
Per ciò che riguarda la dimensione etica, Hume è convinto che non esistano valori assoluti cui rifare riferimento e che la morale debba poggiare sul criterio empirico dell'utilità sociale. Infatti la legge di Hume stabilisce che non è possibile dedurre il piano del dover essere, cioè delle prescrizioni, da quello dell'essere, cioè dal piano descrittivo dell'esperienza contingente, in cui si può valutare l'utilità di determinati comportamenti. Ciò non implica una dissoluzione della morale, in quanto Hume ammette l'esistenza di un 'senso morale' comune e tutti gli uomini che garantisce la possibilità di individuare principi etici condivisibili.

Siamo noi che giudichiamo necessario che il sasso rompa il vetro, o che il fuoco scotti, ma nel sasso e nel fuoco non c'è una simile "necessità".


I PUNTI FONDAMENTALI DELL'ARGOMENTAZIONE HUMIANA:
1.l'esperienza attesa la regolare contiguità e successione di due eventi;
2. l'immaginazione, sorretta dall'abitudine, porta e credere che il rapporto sia necessario e che, nel futuro, i due eventi saranno ugualmente collegati;
3.tale legame, tuttavia, esiste solo nella nostra mente, come abitudine soggettiva a collegare un fenomeno A ( ad esempio il fuoco) a un altro fenomeno B (la combustione)
4. la relazione causa-effetto non è necessaria né soggettiva, ma risiede in un'attitudine soggettiva.

domenica 31 marzo 2019

Jhon Locke



Locke e la concezione dello Stato




Locke afferma che allo stato di natura gli uomini godono dei diritti naturali alla vita, alla libertà e alla proprietà.
Tuttavia manca la garanzia della legalità, pertanto gli uomini devono stipulare un contratto sociale che implica:
  • un patto di unione, con il quale gli individui si uniscono in una società civile
  • un patto di sottomissione, i cittadini si sottomettono a un'autorità che ha il compito di tutelare i diritti natura


Per Locke, lo Stato è fondato sul consenso dei cittadini e non governa in modo non arbitrario. Questo prevede la separazione dei poteri, legislativo ed esecutivo, che ha lo scopo di evitare il dispotismo.
Locke distingue due ambiti molto diversi tra di loro:
  • l'ambito politico, che è finalizzato a fare le leggi e a farle rispettare. In esso vale il principio della tolleranza religiosa fondato sul fatto che nessuna religione è superiore e che la fede non può essere imposta con forza.
  • l'ambito religioso, che invece è finalizzato a soddisfare i bisogni spirituali per cui la Chiesa è la società libera e volontaria.

John Locke e le facoltà conoscitive



Locke afferma che le idee non sono innate ma derivano dall'esperienza, in particolare dall'esperienza esterna, provengono le idee di sensazione, dall'esperienza interna provengono invece le idee di riflessione.
Infatti la mente umana è priva di contenuti e acquisisce gradualmente le conoscenze con il progredire delle esperienze.
John Locke distingue inoltre idee semplici dalle idee complesse. le prime derivano dalle esperienze elementari e sono dotate di certezza, le seconde provengono dall'elaborazione delle idee semplici e si distinguono in:

  • idee di modi, che non sussistono di per sé, ma sempre in relazione a una sostanza;
  • idee di sostanze, le quali sono riferite a qualcosa di esistente in sé che funge da sostrato;
  • idee di relazioni, che derivano dal rapporto istituito tra idee semplici.
Locke afferma infine che la conoscenza è circoscritta alle certezze sensibili, ed è quindi sufficiente ad orientarsi nel mondo, ma non assoluta. le uniche due certezze non sensibili sono quelle dell'io e di Dio.

martedì 26 febbraio 2019

Hobbes

→  LA VITA
Visualizza immagine di origineThomas Hobbes nasce a Westport in Inghilterra il 5 aprile 1588.
Studia greco e latino. Nel 1608  Hobbes diventa precettore della famiglia  Cavendish, duchi Devonshire. Compie viaggi in Italia e Francia. Nel 1640 si trasferisce a Parigi dove soggiorna per molto tempo, nel 1651 ritorna a Londra e viene accusato di eresie. Muore a Hardwick nel 1679.



→ VISIONE FILOSOFICA E POLITICA

Tutta la dottrina di Hobbes è incentrata sulla convinzione secondo cui gli individui sono animati dall’ egoismo e mossi ad agire in vista del proprio interesse personale, in una condizione perenne di conflitto di tutti contro tutti. 
"homo homini lupus"
Hobbes guarda l’uomo attraverso una prospettiva materialistica secondo la quale l’uomo è un essere naturale e corporeo e le sue conoscenze derivano dai sensi sviluppandosi attraverso tre livelli 
1. Sensazione: il movimento sollecitato dagli oggetti esterni negli organi di senso e, attraverso i nervi nel cervello.
2. Immaginazione: collega le immagini sensibili trattenute dalla memoria 
3. Intelletto: collega i nomi attribuiti convenzionalmente dal linguaggio alle immagini delle cose, infatti il linguaggio ha due funzioni principali: 
- memorizzazione 
- comunicazione 
inoltre consente la generali necessaria alla costruzione dell’edificio della scienza.
L’unica realtà consentita è la materia corporea, così come l’unico principio di spiegazione dei fenomeni è il movimento, pertanto esiste un rigido determinismo  anche in ambito etico: il ben e il male coincidono con ciò che favorisce l’autoconservazione o che la ostacola. Per Hobbes la libertà è soltanto la liberta di fare ciò che la volontà ha deciso.
Secondo Hobbes la realtà si divide in Stato di Natura e Società Civile.
Lo stato di natura è caratterizzato da illimitata libertà individuale che comporta una situazione di ostilità generale con il rischio della distruzione reciproca, è per questo che gli uomini devono rinunciare al diritto naturale seguendo le tre massime della ragione:
1. Cercare un compromesso per ottenere la pace
2. Limitare i propri diritti in relazione a quegli degli altri
3. Rispettare i patti.
È dalla rinuncia razionale al diritto naturale che deriva la Società Civile.
Questa è fondata sul patto di unione, ovvero la convergenza di molte volontà verso un solo scopo, e il patto di sottomissione, ovvero l’alienazione dei diritti e del potere a un sovrano.
Dai due patti ha origine lo STATO o LEVIATANO, questo ha il potere assoluto con, però, alcuni limiti: non può emanare ordini che mettano a repentaglio la vita o l’incolumità dei cittadini e deve lasciare un margine di libertà ai sudditi nella sfera privata.

Il suo potere non ha mai termine

Visualizza immagine di originese non la morte; può costringere 
all’obbedienza delle 
leggi, ma non ha l’obbligo di seguirle; ha pieno 
controllo delle azioni e delle opinioni dei sudditi; coincide con la legge e stabilisce i criteri del giusto e dell’ingiusto; ingloba il potere religioso.

Cartesio

→ LA VITA

- Renato Cartesio, René Descartes, nacque il 31 marzo 1596 a La Haye, nella regione francese della Touraine. 
- Proveniente da una famiglia piuttosto ricca, egli studiò nel collegio di La Flèche, nel 1616 si laureò a Poitiers in diritto canonico e civile. 
- Nel 1618 si arruolò come volontario in uno dei due eserciti francesi stanziati a Breda, in Olanda e, sotto la guida di un principe protestante andò a combattere in Germania nella Guerra dei Trent'anni. 
° Negli anni successivi, gli interessi di Cartesio si diressero soprattutto alla matematica, alla geometria, all'ottica e alla logica.
° Mentre era ancora soldato fece tre sogni, durante i quali, secondo i suoi racconti, ebbe un'intuizione fondamentale per tutta la costruzione del suo pensiero filosofico: nei suoi appunti, infatti, scrisse che aveva scoperto "i fondamenti di una scienza meravigliosa". 
Probabilmente quello fu il periodo in cui Cartesio cominciò ad elaborare i principi di una scienza nuova, che avesse un unico met0d0 valido per tutti i campi del sapere.

- Tra il 1620 e il 1625 intraprese una serie di viaggi visitando anche l'Italia, per poi stabilirsi a Parigi dal 1625 al 1628. 
° Lasciata la carriera militare, nel 1628 Cartesio decise di elaborare una nuova filosofia: per questo motivo, dopo aver viaggiato a lungo in Europa, si trasferì nei paesi Bassi, dove era diffusa una maggiore tolleranza nei confronti delle dottrine filosofiche e religiose che si opponevano alla tradizione.
- Dal 1629 si trasferisce in Olanda dove vive per lungo tempo dedicandosi ai suoi studi. 
In questo periodo si sposò ed ebbe anche una figlia che morì precocemente; Renè Descartes ne rimase molto addolorato.
 - Nel 1637, pubblicò tre saggi ("La Diottrica, Le Meteore e La Geometria") che erano preceduti da una prefazione intitolata "Il Discorso sul metodo", questa introduzione era la più famosa delle sue opere.

Negli anni successivi, Cartesio intraprese un fitto scambio di lettere con filosofi e scienziati.

- Nel 1647 iniziò a scambiare lettere con la regina Cristina di Svezia che, desiderosa di ricevere da lui lezioni di filosofia, lo invitò nel suo Paese.

- Nel Settembre 1649 raggiunse Stoccolma, dove morì nel Febbraio 1650 in seguito ad una broncopolmonite.


→ LE OPERE
  • ''Regole per la guida dell'intelligenza'', composte verosimilmente nel 1628 e pubblicate nel 1701;  
  • ''Discorso sul metodo'' fu pubblicato in anonimo a Leida nel 1637, si tratta di un'introduzione di carattere autobiografico e metodologico a tre saggi scientifici ''Diottrica, Meteore e Geometria''.
  • ''Le meditazioni sulla filosofia prima'' (1641), 
  • ''I principi di filosofia'' (1644)
  • ''Le passioni dell'anima'' (1649)

IL PENSIERO

"M'era d'uopo prendere a disfarmi di tutte le opinioni ricevute per cominciare tutto di nuovo dalle fondamenta, se volevo stabilire qualche cosa di fermo e di durevole nelle scienze." 
(Cartesio, Meditazioni metafisiche)


Cartesio è un pensatore della massima importanza, da molti considerato il "padre della filosofia moderna" per aver messo radicalmente in discussione il sapere tradizionale e aver spostato il fulcro della ricerca filosofica sul soggetto e sulla sua razionalità. 

Il progetto cartesiano consiste nel scoprire le reali possibilità della ragione umana, il filosofo francese si interroga sui meccanismi di funzionamento della conoscenza umana.

Egli inizia il proprio percorso di ricerca accogliendo la sfida dello scetticismo e mettendo in dubbio l'intero sistema delle conoscenze.  

La sua insoddisfazione nasce in particolare dall'assenza di un metodo sicuro e affidabile, capace di confrontarsi con le conquiste della scienza e della matematica; queste ultime, a suo avviso, sono caratterizzate da assoluto rigore e coerenza. 

A differenza dello scetticismo, così diffuso nella sua epoca, il suo "dubbio" non è fine a se stesso, ma rappresenta un mezzo per sgombrare il terreno dalle false credenze accumulatesi nei secoli e raggiungere poche verità, chiare e distinte, su cui fondare il nuovo edificio del sapere.

→ DAL DUBBIO METODICO ALL'INTUIZIONE DEL COGITO
Cartesio ha una visione fondamentalmente ottimistica dell'impresa filosofica. 
Egli ritiene infatti che la conquista del sapere non sia impossibile né difficile, a patto che si osservino alcune regole essenziali nella ricerca della verità, ossia che si adotti un adeguato metodo d'indagine.

All'inizio del Discorso sul metodo l'autore sottolinea che il "buon senso", ovvero la capacità di discendere il vero dal falso e di accostarsi alla verità, è "la cosa meglio distribuita nel mondo" in quanto tutti gli uomini la possiedono. 
Ne segue che "la diversità delle nostre opinioni non deriva dal fatto che alcuni sono più ragionevoli degli altri, ma soltanto dal fatto che noi conduciamo i nostri pensieri per vie diverse e non prendiamo in considerazione le stesse cose. 
 Infatti non basta esser dotati di una buona intelligenza: l'essenziale è applicarla bene".


 IL PROBLEMA DEL METODO
Fin dall'opera giovanile "Regole per la guida dell'intelligenza", Cartesio osserva che l'aritmetica e la geometria dispongono di un ottimo metodo, poiché sono discipline che vertono su un oggetto ben definito e chiaro e non ammettono nulla che non sia supportato da rigorose dimostrazioni. 
Si tratta quindi di prendere coscienza del procedimento matematico, di generalizzarlo in modo da renderlo disponibile anche per le altre discipline e, soprattutto, di dargli un solido fondamento.

 IL METODO CARTESIANO
La parola "metodo" significa modo, sistema per guidare l'intelligenza; deriva dal greco "meta", cioè oltre, dopo e "hodos", cioè strada, via.
Il metodo cartesiano è la strada, la via per procedere verso la verità senza cadere in errore.
Le quattro regole del metodo di Cartesio, che devono orientare l'indagine scientifica, sono enunciate nell'opera "Discorso sul metodo".
  1. Regola dell'evidenza, e prescrive di accogliere come vero soltanto ciò che è evidentemente tale. Secondo Cartesio la chiarezza e la distinzione sono i contrassegni della verità. Un'idea è chiara quando si afferma in modo vivido e immediato. Un'idea è distinta quando è separata da ogni altra e definita in se stessa.
  2. Regola dell'analisi, che prescrive di dividere ogni problema nelle sue parti elementari: risolte individualmente, esse rendono più facile la soluzione del problema stesso.
  3. Regola della sintesi, che prescrive di procedere nella conoscenza passando dagli oggetti più semplici a quelli più complessi, attraverso gradi successivi. Tale regola presuppone l'idea che tutte le verità derivino le une dalle altre, secondo un ordine deduttivo-matematico, e siano legate reciprocamente tra loro. 
  4. Regola dell'enumerazione (o revisione), che prescrive di fare sempre enumerazioni complete e revisioni generali, così da essere sicuri di non omettere nulla. Essa invita a verificare attentamente che non venga dimenticato nessun elemento importante e che, durante la sintesi (terza regola), non venga trascurato nessun rapporto necessario di interdipendenza che collega una conoscenza all'altra.
Il metodo così definito è uno strumento essenziale per avanzare speditamente nell'indagine scientifica, ma non è in grado, da solo, di garantire la certezza delle nostre conoscenze né di fondare in modo sicuro la validità del nostro sapere.
 

L’autore dunque dubita di tutte le cose che non offrono la garanzia dell’evidenza. 

Egli mette in dubbio la propria esistenza e quella delle cose esterne, le quali, come le altre, potrebbero essere il frutto dell’inganno di un genio maligno. 


Con l’ipotesi del genio maligno, il dubbio si estende, diventando dubbio iperbolico, cioè radicale e universale. 
Esso si presenta come un dubbio metodico, poiché viene adoperato come mezzo per raggiungere la verità. 

Cartesio trova che proprio il fatto di dubitare di tutto lo rende certo di una verità inconfutabile: cogito ergo sum, penso dunque sono. 

Il genio maligno può ingannarci quando vuole, ma, finché possiamo ammettere che pensiamo, siamo consapevoli di esistere. 


→ DIO COME GARANTE DELL'EVIDENZA
Dopo la scoperta del cogito, cioè della certezza che esistiamo come pensiero, Cartesio si accinge a valutare i contenuti di tale pensiero, cioè le idee. 
Queste si distinguono in:

  • idee avventizie, costruite da noi stessi, come ad esempio l'idea del cavallo alato o delle sirene; non servono a garantire il mondo.
  • idee fattizie, provengono dall'esterno, possono essere illusorie, frutto del genio maligno.
  • idee innate, non possono derivare dall'esterno o una nostra creazione, cioè che sono già dentro di noi.
Tra le idee innate vi è l'idea di Dio come essere onnipotente, onnisciente, sommamente buono e dotato di ogni perfezione. 
Tale idea non può derivare né da noi né dal mondo esterno, poiché siamo imperfetti e vige la regola di proporzionalità tra la perfezione di un'idea e la perfezione della sua causa, dunque si deve concludere che questa deriva da Dio stesso, il creatore che ha impresso nei nostri pensieri il suo marchio.

La causa ultima della nostra idea di Dio, infatti, deve essere qualcosa che contiene tutte le perfezioni rappresentate in essa.

L'esistenza di Dio è anche attestata dalla prova ontologica, secondo cui il concetto dell’essere perfetto include necessariamente esistenza.

Dio dunque esiste e la sua presenza garantisce l’affidabilità delle nostre facoltà conoscitive; in quanto essere perfetto, infatti, Dio è buono, dunquenon inganna l’uomo.

→ LA  MATERIA E IL MONDO FISICO

Secondo Cartesio, la natura o essenza dei corpi consiste non nelle qualità secondarie (colore, odore, sapore), ma nell'estensione, intesa nella triplice accezione della larghezza, lunghezza e profondità.

Il mondo si riduce, per il filosofo, a una grande sostanza estesa, la quale, essendo uniforme, continua e infinita, esclude il vuoto. 
L’universo fisico cartesiano si presenta dunque come una dimensione assolutamente meccanicistica, in cui tutti fenomeni vengono spiegati attraverso i due elementi della materia e del movimento e da cui sono esclusi tutti gli aspetti qualitativi e finalistici.

→ IL DUALISMO CARTESIANO
Il sistema cartesiano è dominato da un profondo dualismo, che contrappone la materia al pensiero.

Il dualismo cartesiano è caratterizzato infatti dalla separazione e distinzione tra res cogitans e res extensa, spirito e materia, anima e corpo.

La res cogitans, o letteralmente sostanza pensante, è rappresentata dal pensiero, con il quale coincidono l'anima e lo spirito e che designa l'intero complesso delle attività intellettuali coscienti.
Cartesio ritiene il pensieroimmateriale , distinto dal corpo e dotato di esistenza propria.

La res extensa, la materia o l'estensione, è rappresentata dalcorpo, sia animale che umano, il quale è autonomo e dotato di una natura completamente differente da quella del pensiero. 

 
Il dualismo cartesiano afferma che il puro pensiero è del tutto indipendente dai processi fisiologici: quando il nostro corpo muore, l'anima non viene lesa, ma abbandona il corpo e continua ad esistere da sola, come esisteva prima della nascita.

Dal dualismo discende la dottrina del corpo come macchina, le cui attività, ad esempio la locomozione, la digestione, la respirazione, sono effetto di leggi meccaniche, che escludono tassativamente l'intervento della coscienza.

Per Cartesio, infatti, i nervi sono come minuscoli canali nei quali scorrono gli "spiriti vitali" che, dilatando i muscoli, determinano il movimento.

Cartesio definisce ''automatici'' i movimenti che il nostro corpo può compiere senza l'intervento della volontà.

L'analogia corpo-macchina trova però la sua più completa applicazione nel mondo animale.

L'uomo, essendo dotato di pensiero, ha un comportamento non completamente riducibile a quello di una macchina, mentre le bestie costituiscono per Cartesio l'esempio tipico di esseri viventi automatici.

Cartesio traccia una netta divisione tra il mondo umano e quello animale, della quale una discriminante è rappresentata dallinguaggio.

Gli uomini esprimono il proprio pensiero in modo chiaro e preciso per mezzo di un linguaggio complesso e articolato, mentre gli animali dispongono di un linguaggio elementare, fatto di versi, mugugni e guaiti che servono unicamente a esprimere i bisogni fondamentali.

Inoltre gli animali e le macchine agiscono sempre in modo deterministico, cioè sulla base della conformazione dei loro organi o ingranaggi, mentre gli uomini sono liberi.

Cartesio si rese conto delle difficoltà a cui la sua concezione si esponeva e tentò di superarle cercando di determinare il luogo in cui l'anima (o il pensiero) interagisce con il corpo.

Egli lo individuò all'interno del cervello, più in particolare all'interno della ghiandola pineale, l'unica componente del cervello non divisa in due parti simmetriche e dunque in grado di unificare le sensazioni provenienti dagli organi di senso e creare una connessione tra res extensa e res cogitans.

Kant - La legge morale come "fatto della ragione"

Dalla 'Critica della ragion pura' Analisi del testo La legge morale si presenta subito come indipendente da qualsiasi condizion...