martedì 26 febbraio 2019

Cartesio

→ LA VITA

- Renato Cartesio, René Descartes, nacque il 31 marzo 1596 a La Haye, nella regione francese della Touraine. 
- Proveniente da una famiglia piuttosto ricca, egli studiò nel collegio di La Flèche, nel 1616 si laureò a Poitiers in diritto canonico e civile. 
- Nel 1618 si arruolò come volontario in uno dei due eserciti francesi stanziati a Breda, in Olanda e, sotto la guida di un principe protestante andò a combattere in Germania nella Guerra dei Trent'anni. 
° Negli anni successivi, gli interessi di Cartesio si diressero soprattutto alla matematica, alla geometria, all'ottica e alla logica.
° Mentre era ancora soldato fece tre sogni, durante i quali, secondo i suoi racconti, ebbe un'intuizione fondamentale per tutta la costruzione del suo pensiero filosofico: nei suoi appunti, infatti, scrisse che aveva scoperto "i fondamenti di una scienza meravigliosa". 
Probabilmente quello fu il periodo in cui Cartesio cominciò ad elaborare i principi di una scienza nuova, che avesse un unico met0d0 valido per tutti i campi del sapere.

- Tra il 1620 e il 1625 intraprese una serie di viaggi visitando anche l'Italia, per poi stabilirsi a Parigi dal 1625 al 1628. 
° Lasciata la carriera militare, nel 1628 Cartesio decise di elaborare una nuova filosofia: per questo motivo, dopo aver viaggiato a lungo in Europa, si trasferì nei paesi Bassi, dove era diffusa una maggiore tolleranza nei confronti delle dottrine filosofiche e religiose che si opponevano alla tradizione.
- Dal 1629 si trasferisce in Olanda dove vive per lungo tempo dedicandosi ai suoi studi. 
In questo periodo si sposò ed ebbe anche una figlia che morì precocemente; Renè Descartes ne rimase molto addolorato.
 - Nel 1637, pubblicò tre saggi ("La Diottrica, Le Meteore e La Geometria") che erano preceduti da una prefazione intitolata "Il Discorso sul metodo", questa introduzione era la più famosa delle sue opere.

Negli anni successivi, Cartesio intraprese un fitto scambio di lettere con filosofi e scienziati.

- Nel 1647 iniziò a scambiare lettere con la regina Cristina di Svezia che, desiderosa di ricevere da lui lezioni di filosofia, lo invitò nel suo Paese.

- Nel Settembre 1649 raggiunse Stoccolma, dove morì nel Febbraio 1650 in seguito ad una broncopolmonite.


→ LE OPERE
  • ''Regole per la guida dell'intelligenza'', composte verosimilmente nel 1628 e pubblicate nel 1701;  
  • ''Discorso sul metodo'' fu pubblicato in anonimo a Leida nel 1637, si tratta di un'introduzione di carattere autobiografico e metodologico a tre saggi scientifici ''Diottrica, Meteore e Geometria''.
  • ''Le meditazioni sulla filosofia prima'' (1641), 
  • ''I principi di filosofia'' (1644)
  • ''Le passioni dell'anima'' (1649)

IL PENSIERO

"M'era d'uopo prendere a disfarmi di tutte le opinioni ricevute per cominciare tutto di nuovo dalle fondamenta, se volevo stabilire qualche cosa di fermo e di durevole nelle scienze." 
(Cartesio, Meditazioni metafisiche)


Cartesio è un pensatore della massima importanza, da molti considerato il "padre della filosofia moderna" per aver messo radicalmente in discussione il sapere tradizionale e aver spostato il fulcro della ricerca filosofica sul soggetto e sulla sua razionalità. 

Il progetto cartesiano consiste nel scoprire le reali possibilità della ragione umana, il filosofo francese si interroga sui meccanismi di funzionamento della conoscenza umana.

Egli inizia il proprio percorso di ricerca accogliendo la sfida dello scetticismo e mettendo in dubbio l'intero sistema delle conoscenze.  

La sua insoddisfazione nasce in particolare dall'assenza di un metodo sicuro e affidabile, capace di confrontarsi con le conquiste della scienza e della matematica; queste ultime, a suo avviso, sono caratterizzate da assoluto rigore e coerenza. 

A differenza dello scetticismo, così diffuso nella sua epoca, il suo "dubbio" non è fine a se stesso, ma rappresenta un mezzo per sgombrare il terreno dalle false credenze accumulatesi nei secoli e raggiungere poche verità, chiare e distinte, su cui fondare il nuovo edificio del sapere.

→ DAL DUBBIO METODICO ALL'INTUIZIONE DEL COGITO
Cartesio ha una visione fondamentalmente ottimistica dell'impresa filosofica. 
Egli ritiene infatti che la conquista del sapere non sia impossibile né difficile, a patto che si osservino alcune regole essenziali nella ricerca della verità, ossia che si adotti un adeguato metodo d'indagine.

All'inizio del Discorso sul metodo l'autore sottolinea che il "buon senso", ovvero la capacità di discendere il vero dal falso e di accostarsi alla verità, è "la cosa meglio distribuita nel mondo" in quanto tutti gli uomini la possiedono. 
Ne segue che "la diversità delle nostre opinioni non deriva dal fatto che alcuni sono più ragionevoli degli altri, ma soltanto dal fatto che noi conduciamo i nostri pensieri per vie diverse e non prendiamo in considerazione le stesse cose. 
 Infatti non basta esser dotati di una buona intelligenza: l'essenziale è applicarla bene".


 IL PROBLEMA DEL METODO
Fin dall'opera giovanile "Regole per la guida dell'intelligenza", Cartesio osserva che l'aritmetica e la geometria dispongono di un ottimo metodo, poiché sono discipline che vertono su un oggetto ben definito e chiaro e non ammettono nulla che non sia supportato da rigorose dimostrazioni. 
Si tratta quindi di prendere coscienza del procedimento matematico, di generalizzarlo in modo da renderlo disponibile anche per le altre discipline e, soprattutto, di dargli un solido fondamento.

 IL METODO CARTESIANO
La parola "metodo" significa modo, sistema per guidare l'intelligenza; deriva dal greco "meta", cioè oltre, dopo e "hodos", cioè strada, via.
Il metodo cartesiano è la strada, la via per procedere verso la verità senza cadere in errore.
Le quattro regole del metodo di Cartesio, che devono orientare l'indagine scientifica, sono enunciate nell'opera "Discorso sul metodo".
  1. Regola dell'evidenza, e prescrive di accogliere come vero soltanto ciò che è evidentemente tale. Secondo Cartesio la chiarezza e la distinzione sono i contrassegni della verità. Un'idea è chiara quando si afferma in modo vivido e immediato. Un'idea è distinta quando è separata da ogni altra e definita in se stessa.
  2. Regola dell'analisi, che prescrive di dividere ogni problema nelle sue parti elementari: risolte individualmente, esse rendono più facile la soluzione del problema stesso.
  3. Regola della sintesi, che prescrive di procedere nella conoscenza passando dagli oggetti più semplici a quelli più complessi, attraverso gradi successivi. Tale regola presuppone l'idea che tutte le verità derivino le une dalle altre, secondo un ordine deduttivo-matematico, e siano legate reciprocamente tra loro. 
  4. Regola dell'enumerazione (o revisione), che prescrive di fare sempre enumerazioni complete e revisioni generali, così da essere sicuri di non omettere nulla. Essa invita a verificare attentamente che non venga dimenticato nessun elemento importante e che, durante la sintesi (terza regola), non venga trascurato nessun rapporto necessario di interdipendenza che collega una conoscenza all'altra.
Il metodo così definito è uno strumento essenziale per avanzare speditamente nell'indagine scientifica, ma non è in grado, da solo, di garantire la certezza delle nostre conoscenze né di fondare in modo sicuro la validità del nostro sapere.
 

L’autore dunque dubita di tutte le cose che non offrono la garanzia dell’evidenza. 

Egli mette in dubbio la propria esistenza e quella delle cose esterne, le quali, come le altre, potrebbero essere il frutto dell’inganno di un genio maligno. 


Con l’ipotesi del genio maligno, il dubbio si estende, diventando dubbio iperbolico, cioè radicale e universale. 
Esso si presenta come un dubbio metodico, poiché viene adoperato come mezzo per raggiungere la verità. 

Cartesio trova che proprio il fatto di dubitare di tutto lo rende certo di una verità inconfutabile: cogito ergo sum, penso dunque sono. 

Il genio maligno può ingannarci quando vuole, ma, finché possiamo ammettere che pensiamo, siamo consapevoli di esistere. 


→ DIO COME GARANTE DELL'EVIDENZA
Dopo la scoperta del cogito, cioè della certezza che esistiamo come pensiero, Cartesio si accinge a valutare i contenuti di tale pensiero, cioè le idee. 
Queste si distinguono in:

  • idee avventizie, costruite da noi stessi, come ad esempio l'idea del cavallo alato o delle sirene; non servono a garantire il mondo.
  • idee fattizie, provengono dall'esterno, possono essere illusorie, frutto del genio maligno.
  • idee innate, non possono derivare dall'esterno o una nostra creazione, cioè che sono già dentro di noi.
Tra le idee innate vi è l'idea di Dio come essere onnipotente, onnisciente, sommamente buono e dotato di ogni perfezione. 
Tale idea non può derivare né da noi né dal mondo esterno, poiché siamo imperfetti e vige la regola di proporzionalità tra la perfezione di un'idea e la perfezione della sua causa, dunque si deve concludere che questa deriva da Dio stesso, il creatore che ha impresso nei nostri pensieri il suo marchio.

La causa ultima della nostra idea di Dio, infatti, deve essere qualcosa che contiene tutte le perfezioni rappresentate in essa.

L'esistenza di Dio è anche attestata dalla prova ontologica, secondo cui il concetto dell’essere perfetto include necessariamente esistenza.

Dio dunque esiste e la sua presenza garantisce l’affidabilità delle nostre facoltà conoscitive; in quanto essere perfetto, infatti, Dio è buono, dunquenon inganna l’uomo.

→ LA  MATERIA E IL MONDO FISICO

Secondo Cartesio, la natura o essenza dei corpi consiste non nelle qualità secondarie (colore, odore, sapore), ma nell'estensione, intesa nella triplice accezione della larghezza, lunghezza e profondità.

Il mondo si riduce, per il filosofo, a una grande sostanza estesa, la quale, essendo uniforme, continua e infinita, esclude il vuoto. 
L’universo fisico cartesiano si presenta dunque come una dimensione assolutamente meccanicistica, in cui tutti fenomeni vengono spiegati attraverso i due elementi della materia e del movimento e da cui sono esclusi tutti gli aspetti qualitativi e finalistici.

→ IL DUALISMO CARTESIANO
Il sistema cartesiano è dominato da un profondo dualismo, che contrappone la materia al pensiero.

Il dualismo cartesiano è caratterizzato infatti dalla separazione e distinzione tra res cogitans e res extensa, spirito e materia, anima e corpo.

La res cogitans, o letteralmente sostanza pensante, è rappresentata dal pensiero, con il quale coincidono l'anima e lo spirito e che designa l'intero complesso delle attività intellettuali coscienti.
Cartesio ritiene il pensieroimmateriale , distinto dal corpo e dotato di esistenza propria.

La res extensa, la materia o l'estensione, è rappresentata dalcorpo, sia animale che umano, il quale è autonomo e dotato di una natura completamente differente da quella del pensiero. 

 
Il dualismo cartesiano afferma che il puro pensiero è del tutto indipendente dai processi fisiologici: quando il nostro corpo muore, l'anima non viene lesa, ma abbandona il corpo e continua ad esistere da sola, come esisteva prima della nascita.

Dal dualismo discende la dottrina del corpo come macchina, le cui attività, ad esempio la locomozione, la digestione, la respirazione, sono effetto di leggi meccaniche, che escludono tassativamente l'intervento della coscienza.

Per Cartesio, infatti, i nervi sono come minuscoli canali nei quali scorrono gli "spiriti vitali" che, dilatando i muscoli, determinano il movimento.

Cartesio definisce ''automatici'' i movimenti che il nostro corpo può compiere senza l'intervento della volontà.

L'analogia corpo-macchina trova però la sua più completa applicazione nel mondo animale.

L'uomo, essendo dotato di pensiero, ha un comportamento non completamente riducibile a quello di una macchina, mentre le bestie costituiscono per Cartesio l'esempio tipico di esseri viventi automatici.

Cartesio traccia una netta divisione tra il mondo umano e quello animale, della quale una discriminante è rappresentata dallinguaggio.

Gli uomini esprimono il proprio pensiero in modo chiaro e preciso per mezzo di un linguaggio complesso e articolato, mentre gli animali dispongono di un linguaggio elementare, fatto di versi, mugugni e guaiti che servono unicamente a esprimere i bisogni fondamentali.

Inoltre gli animali e le macchine agiscono sempre in modo deterministico, cioè sulla base della conformazione dei loro organi o ingranaggi, mentre gli uomini sono liberi.

Cartesio si rese conto delle difficoltà a cui la sua concezione si esponeva e tentò di superarle cercando di determinare il luogo in cui l'anima (o il pensiero) interagisce con il corpo.

Egli lo individuò all'interno del cervello, più in particolare all'interno della ghiandola pineale, l'unica componente del cervello non divisa in due parti simmetriche e dunque in grado di unificare le sensazioni provenienti dagli organi di senso e creare una connessione tra res extensa e res cogitans.

Nessun commento:

Posta un commento

Kant - La legge morale come "fatto della ragione"

Dalla 'Critica della ragion pura' Analisi del testo La legge morale si presenta subito come indipendente da qualsiasi condizion...